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Fin dall’infanzia sono sempre stato un attento spettatore delle storie raccontate dagli anziani che orbitavano nella mia casa, storie interessanti dalle quali attingevo esperienze di un vissuto e che ancor oggi mi danno spunto per un confronto con l’attuale stile di vita che conduciamo. Il mio ruolo di spettatore non era per nulla statico, mi permetteva di ricevere emozioni e di restituirle, un gioco fatto di sguardi, di sorrisi e di complicità condivisa nelle lunghe serate d’inverno, non ancora contaminate dai social e dal consumismo.
Tutte queste storie vere o quasi, mi servivano di volta in volta ad accendere la mia fantasia di ragazzo e poi di giovane uomo, fantasia mai sazia di racconti, aneddoti strani, gioiosi e a volte intrisi di malinconia, per una gioventù perduta e a tratti forse sciupata.
Ne ero consapevole, che quelle storie erano il collante delle nostre diverse generazioni, che mi consentivano di preferire la compagnia dei saggi, ad un calcio tirato ad un pallone in cortile.
Mi sarebbe piaciuto raccogliere i tanti “i cunt’ ‘e’ na vota” in un taccuino, così oggi da poterli rileggere con occhi e mente di uomo adulto, invece posso solo affidarmi alla memoria e incastrare come in un enorme puzzle storie intere, a tratti frammenti di racconti, frutto di fantasie e di realtà.
Sono certo che se oggi ho tanto desiderio di attraversare il tempo, affidandomi alla memoria, è solo per rivivere quelle belle serate, in compagnia dei saggi di casa, del cibo semplice, raccolto nell’orto di casa mia e lavorato da mani sapienti, sciupate dal lavoro di una vita.
Vivevo un tempo lento, scandito dalle stagioni e dalla vita che conducevo in famiglia, gli amici, lo studio e il lavoro nell’orto per aiutare il mio vecchio, che non smetteva mai di parlarmi e di ascoltare. Oggi, ripenso a quella semplicità perduta, con cui sono stato plasmato e che mi ha consentito di essere l’uomo che sono e spesso per ritrovare la voce di mio padre, ripercorro i suoi passi nell’orto e osservo felice le stagioni che ripropongano il miracolo della vita.
Ai giorni nostri i giovani affidano ai social i propri pensieri, desideri, sogni e sono certo che anche questo tempo così veloce conserva un suo fascino e che sia ricco di progetti e di opportunità. Ora ci s’incontra in una piazza virtuale che raccoglie utenti da tutto il mondo e si sceglie chi frequentare, restando seduti nella propria casa.
Gli anziani sono la radice di ciò che noi siamo, ed attraverso i loro racconti e le loro esperienze che noi ritroviamo la nostra storia. Non sempre ci occupiamo di loro e certe volte ci nascondiamo dietro le frasi del tipo “ il lavoro mi impegna molto – i figli assorbono tempo – non ho tempo”. Spesso non diamo la giusta considerazione ai nostri anziani, perché pensiamo che ormai non hanno più nulla d’interessante da dirci e li mettiamo in disparte, li facciamo sentire inutili, ma nonostante ciò, sanno volerci bene, perché comprendono che il tempo è prezioso e non va sciupato.
di Alberto Voccia
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