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Scafati Storia. Mercato e fiere: luoghi dall’antico fascino.

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Articolo e foto a cura di Sebastiano Sabbatino

LE FIERE

Nella nostra città, nel 1952, furono girate alcune scene del film, due soldi di speranza, a San Pietro.

Il film, di Renato Castellani, si inseriva nel filone del neorealismo rosa, con una ambientazione ispirata alla grande tradizione del neorealismo ma in qualche modo edulcorata, basata solo sulla storia d’amore, mentre le problematiche sociali restano sullo sfondo. Gli attori non erano professionisti e il linguaggio popolare coinvolgeva con maggiore immediatezza il pubblico. Il film fu premiato al V festival di Cannes.

Una scena è realizzata durante la fiera di bestiame, a San Pietro, con alcune comparse scafatesi, Giovanni Cavallaro, il nonno di Massimo Cavallaro, Antonio Alfano, il padre di Peppe e Giovanni Alfano e il giovanissimo Antonio Lattieri.

In occasione della festa patronale dedicata a San Petro apostolo, il 29 giugno si teneva, dunque, una importantissima fiera del bestiame che attirava gente da tutto il contado. Il giorno 28 si svolgeva, invece, ‘a meza fera, cioè un mercato che durava mezza giornata. La fiera si teneva più o meno dove attualmente è l’attuale via Brindisi ed occupava terreni che andavano fino alla ferrovia della circumvesuviana.

| IN FOTO: 1952 Fiera di San Pietro |

Ciò permane in un toponimo quasi in disuso: inta ‘a fera. La via Alcide De Gasperi non esisteva ancora. La fiera non si è più tenuta dall’inizio degli anni Settanta.  Un’altra fiera si svolgeva durante la festa patronale di Santa Maria delle Vergini, a largo San Giacomo, in un luogo attiguo a piazza Municipio.

San Giacomo, anticamente, era il patrono di Scafati, esisteva una Chiesa in suo onore, di cui avremo modo di parlare e la festa si celebrava il 25 luglio. Per questo fu, poi, deciso, di far cadere la data della festa di Santa Maria delle vergini, più o meno nello stesso periodo.  Quindi, a Scafati, esisteva una importante tradizione di compravendita di animali da macello e non solo.

Era un vero spettacolo assistere al passaggio del bestiame che si portava alla fiera per le strade del paese. Si affacciavano le persone ai balconi e alle finestre e accorrevano fuori dai vicoli, i bambini seguivano il corteo. Gli animali arrivavano con il treno della circumvesuviana, dotata di vagoni merci destinati al loro trasporto che si fermavano sul binario terminale ancora presente.

Ed era un vero e proprio spettacolo anche assistere all’esame minuzioso che si faceva sulla condizione degli animali. ​Una fiera aveva luogo ogni domenica, nel largo antistante Santa Maria delle Grazie, prima che, abbattuto il muro, fosse aperto il varco verso via Alcide De Gasperi. Lo spiazzo mercatale era ampio e consentiva una esposizione di molti capi di bestiame.

Le fiere del bestiame, tradizioni antiche anche Scafati e in tutta Italia, si svilupparono in età comunale, quando ripresero vigore gli scambi. Si trattava di un modo di commerciare che univa il contado con la realtà urbana, in forte espansione.

Anche Boccaccio, nel suo Decameron, ci narra del mercante di cavalli, Andreuccio da Perugia, giunto a Napoli dove si teneva una grande fiera. Spesso le fiere, terminato il momento degli affari, si trasformavano in vere e proprie feste, con musiche e balli.

Ora le fiere, le compravendite di bestiame avvengono in tutt’altro modo! Anche la modalità degli acquisiti di oggetti e di capi di vestiario è cambiata.

 

IL MERCATO

Suona il campanello. È il corriere. Gli acquisti online sono, ormai, diffusissimi. Si esaminano i prodotti, si paragonano i prezzi, si sceglie, finalmente e non bisogna nascondere, che, quando bussa il corriere e si apre il pacco tanto atteso si prova sempre un po’ di meraviglia.

Quanto diverso e coinvolgente è il mercato, soprattutto quello all’aperto! La realtà del mercato, intesa in senso originario come luogo degli scambi, è, dunque, lontana dalle dinamiche virtuali moderne, dove possiamo ordinare la spesa ed averla consegnata a casa.

| IN FOTO: Mercato in Piazza Vittorio Veneto |

In passato, a Scafati, in piazza, si svolgeva quotidianamente il mercato di frutta, verdura e generi alimentari. Successivamente, negli anni settanta, si costruì il mercato coperto, che non ebbe successo e cadde in abbandono. Al suo posto venne costruita la attuale la biblioteca, vero e proprio vanto della nostra città, che dobbiamo difendere come bene prezioso della collettività.

Molti luoghi di Scafati, nello spazio e nel tempo, hanno ospitato il mercato, un vero e proprio appuntamento settimanale per tutti, ma soprattutto per le donne. Andare al mercato ha significato e significa un momento di socialità, di dialogo, di scambi di notizie, triste e allegre. ​

Il primo luogo che ha ospitato le bancarelle degli ambulanti, di cui si ha memoria è stata Piazza Vittorio Veneto, poi spostato in piazza Garibaldi, che per un periodo è stata anche chiamata piazza mercato.

Quando l’area dell’attuale piazza venne sbancata, con l’abbattimento di alcuni palazzi, vi si traferì nuovamente il mercato. E poi, successivamente si tenne a via Pietro Melchiade, da lì venne spostato, negli 60 fino al 70 nelle palazzine di Via Martiri d’Ungheria, dove si svolgeva nel giorno della domenica , poi dagli anni ‘70 al 1891 abbascio ‘o mulino , cioè a via Zara, nel giorno del martedì e poi nel 1981 nello spiazzo ex Del Gaizo.

|IN FOTO: Mercato nell’area ex del Gaizo dal 1981 al 1997|

Solo nel settembre del 1997 il mercato ha trovato definitiva collocazione nell’area dove si tiene attualmente, ogni martedì. Anche i giorni dedicati al mercato sono, infatti, di volta in volta, cambiati.

Così come sono cambiate le merci. Molto spazio, infatti, nel passato, veniva dedicato alle cosiddette pezze americane, così chiamate perché, nel dopoguerra molti abiti usati giungevano in grosse balle, dai mercantili provenienti dall’America. Il mercato dell’usato, destinato alle persone meno facoltose ma non solo, ha continuato per anni ad essere chiamato “mercato delle pezze americane”, anche se dall’America non arrivava più niente. Ognuno scavava nel mucchio di panni, alla ricerca dell’occasione favorevole, un abito che pareva nuovo, una camicetta originale nel taglio, una maglietta dal colore inusuale.

| IN FOTO: Settembre 1997 inaugurazione dell’area mercatale attuale.
Al centro l’allora Sindaco dott. Nicola Pesce, alla sua destra Angelo Prinzi portavoce dei commercianti, il Tenente Polizia Locale Michele Sabbatino, e Maresciallo Salvatore Vaccaro; alla sinistra del sindaco il Maresciallo Gennaro Matacena |

Le nostre strade, le nostre piazze, nel giorno di mercato sono state popolate di voci, di bancarelle, di merci. È stato il trionfo dei colori, dei profumi, dei richiami dei venditori. È cambiata la moda, sono cambiati gli usi e i costumi, ma il mercato ha conservato la caratteristica più importante, cioè l’essere un luogo d’incontro e di socializzazione, dove si instaurano veri e propri rapporti di amicizia con i venditori, rapporti di fiducia e affidabilità che però rispondono quasi ad un rituale antico. Il prezzo fisso non esiste, si deve tirare, far finta di andarsene, essere richiamati.

Ancora oggi, chi si fa un giro al mercato, respira quasi aria d’altri tempi. È tuttora un susseguirsi di colori, forme e suoni, cantilene degli ambulanti che ancora resistono alla modernità del cartellino con il prezzo.

Passeggiare all’interno di un mercato, è quasi un’avventura, un immergersi nella vita colorita di un luogo dove poter riscoprire, rivedere e risentire assaporare tradizioni moderne e antiche, che ci fanno vivere il presente ma che ci riportano anche agli usi delle nostre nonne. Dopo le passeggiate al mercato, poggiavano sul tavolo la borsa della spesa, subito fatta oggetto di attenzione da parte di grandi e bambini, come uno scrigno che conteneva cose preziose!

Sebastiano Sabbatino

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