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Scafati. Una Foto, una Storia: una Partita da Raccattapalle

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(In foto: SCAFATESE 1972/1973, SECONDA CLASSIFICATA NEL CAMPIONATO DI PROMOZIONE (QUINTA SERIE), GIRONE B CAMPANO, CON PUNTI 40 (PRECEDUTA DALL’ANGRI CON PUNTI 47). IN PIEDI, DA SINISTRA: ANTONIO BASILICATA, SALVATORE CINQUE, ANTONIO PEDONE, GUGLIELMO D’AMBRUOSO, GIOVANNI ESPOSITO, AMERIGO FERRARA. SEDUTI, DA SINISTRA: AGOSTINO DOCILE, BARTOLOMEO ATTIANESE, MICHELE IOVINE, SALVATORE ESPOSITO, ANTONIO GIGLI).

A cura di Guglielmo Formisano

Negli spazi infiniti del rettangolo verde della nostra memoria, ci sono partite che ti rimangono impresse: era il 7 gennaio 1973, avevo dieci anni (ne avrei compiuti undici venti giorni dopo) e, al Comunale (oggi “Giovanni Vitiello”) di Scafati, era in programma la giornata 13 del Campionato di Promozione (allora Quinta Serie), Girone B, 1972/1973, Scafatese-Felice Scandone. Dopo la sconfitta subìta alla prima giornata (Ebolitano-Scafatese 2-0), i canarini (neopromossi) ottennero sei risultati utili consecutivi, agguantando la testa della classifica (Scafatese, Angri ed Ebolitano 10); dopo la sconfitta a Gragnano (1-0) all’ottava giornata, ci furono due vittorie e due pareggi, trai quali lo 0-0 casalingo nello scontro diretto contro l’Angri. Il 7 gennaio, entrando allo stadio, mi fu chiesto di fare il raccattapalle, cosa che accettai con grandissimo entusiasmo e gioiosa emozione, piazzandomi dietro la porta alla destra della tribuna centrale, accanto alla casa del custode. In quell’anno, la Scafatese utilizzava soltanto due divise, una autunnale-invernale (maglia gialla a costine con maniche lunghe, modello polo con bordi bleu e leggera scollatura a “V”, calzoncini bleu e calzettoni gialli con bordi bleu e gialli) e quella primaverile (maglia gialla a girocollo con maniche corte e con bordi bleu); spiccava, sul braccio sinistro del capitano Salvatore Cinque (ancora oggi primatista assoluto relativamente al numero di gare disputate con i canarini, con 363 presenze, davanti ad Antonio Pedone con 258 e a Guglielmo D’Ambruoso con 215), la fascia di capitano. Queste le formazioni scese in campo, in terra battuta, illuminate dai raggi di un sole invernale che riscaldava leggermente gli spettatori assiepati in gradinata –

Scafatese: 1. Basilicata, 2. Pedone, 3. Docile, 4. Esposito Giovanni, 5. Gigli, 6. Cinque, 7. Esposito Salvatore, 8. Schettino, 9. Ferrara, 10. D’Ambruoso, 11. Iovine; Felice Scandone: 1. Battista, 2. Fierro II, 3. Pirone, 4. Palatucci, 5. Sessa, 6. Fierro I, 7. Preziosi, 8. Barberio, 9. Gentile, 10. Gaudiano, 11. Spagnuolo; Arbitro: Longobardi.

Al fischio di inizio, tutto mi sembrava indefinito, come la prima scena di un film giallo. Pronti, partenza, via, rete! Al minuto 10 la guizzante ala destra Salvatore Esposito diede il via alle danze, aprendo le marcature e segnando ancora al 41’ dopo il rigore impeccabilmente trasformato da Guglielmo D’Ambruoso al 14’. Risultato primo tempo: Scafatese 3 – Felice Scandone 0.

Scriveva Francesco Matrone, una delle firme più prestigiose del giornalismo campano: “Il gioco è stato di eccellente fattura. Mai il quintetto di punta della Scafatese aveva espresso in precedenza un calcio così ben tramato e travolgente come quello di oggi. Schettino, che è apparso fin dall’inizio in perfetta forma, ha assunto subito la parte del regista e dal suo piede partivano spesso palloni ben dosati che spiazzavano tutta la difesa avversaria”. Dalla mia posizione privilegiata dietro la porta, avevo assistito a uno spettacolo di un’incantevole bellezza teatrale: i triangoli dei centrocampisti, le sovrapposizioni dei terzini, gli incroci delle punte, con tutti i calciatori coinvolti nella costruzione della manovra offensiva, mi avevano ricordato l’emergente calcio totale olandese. Nella ripresa, Guglielmo D’Ambruoso con un secco rasoterra al minuto 55 e di nuovo su calcio di rigore al minuto 64 portò a cinque il bottino della Scafatese, realizzando la sua tripletta personale. Inutile la rete di Gentile al 74’. Risultato finale: Scafatese 5 – Felice Scandone 1.

Ancora una volta il numero 10 canarino aveva dato un saggio della sua bravura e una dimostrazione della sua genialità nell’abbreviare i tempi e nell’ampliare gli spazi, trasformando in lirica la partita in prosa e “serpeggiando” tra i difensori con slalom visionari (non essendo ancora i fantasisti sottoposti al “rigido regime” del 4-4-2). Gli uomini del Presidente Vittorio Vangone e del Mister Francesco Carotenuto si riportarono in testa alla quattordicesima (Scafatese e Pro San Giorgio 20, Angri 19); il pareggio esterno, contro l’Alba Turris, nell’ultimo turno di andata, vide il Pro San Giorgio primo, con 22 punti, contro i 21 di Scafatese e Angri. Alla sedicesima, i canarini, sconfiggendo in rimonta l’Ebolitano con una doppietta di Salvatore Esposito (alla fine, con 14 reti, quinto nella classifica marcatori vinta, a pari merito con 23 reti, da Tramontano dell’Angri e da Giuliano del Cicciano), raggiunsero l’Angri (Scafatese e Angri 23, Pro San Giorgio 22), posizione che mantennero alla diciassettesima (Scafatese e Angri 24) dove, però, sciuparono una grossa occasione per allungare, facendosi raggiungere dal Torrione a due minuti dal termine. A questo punto della stagione i giallobleu accusarono qualche calo di rendimento e persero terreno nei confronti dell’Angri, fino a scivolare a 4 punti di distacco; un’impennata di orgoglio, però, li riportò a due soli punti di distanza (37-35), prima dello scontro diretto della ventiseiesima giornata, che vide i grigiorossi (1. Rocco /Barba/, 2. Amaniera, 3. Apicella, 4. Savastano, 5. Cascone /Sasso/, 6. Avallone, 7. Pirani, 8. Orilio, 9. Tramontano, 10. Savarese, 11. Maltempo) prevalere per 1-0 grazie a una bomba di Savarese che, di fatto, consegnò loro la vittoria finale in campionato. Nonostante la delusione, in quel giorno da raccattapalle dietro la porta, in quel 7 gennaio del 1973, decisi che anche io, nelle interminabili partitelle tra amici e in quelle giocate nel LING Mondo Nazione (previa autorizzazione dell’allenatore Giovanni Vitiello “Lo Sceriffo”), avrei indossato per sempre la casacca numero 10, quella maglia infilata dai giocolieri e dai funamboli che con le loro prodezze trasformano in poesia le partite in prosa.

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