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Scafati storia. Aniello Falanga, primo commissario post-fascismo: “Autorità senza potere”.

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Il seguente racconto è tratto dal libro “Il ponte sul Fiume Sarno – Fatti e figure di Scafati negli anni difficili” scritto da Carlo Acerra e pubblicato in collaborazione con la BCC nel 2019. In particolare, l’autore tratta quelle che definisce “Le nuove strade di Scafati”.

Di seguito la narrazione dedicata a TRAVERSA ANIELLO FALANGA

“Autorità senza potere”

L’AVVOCATO ANIELLO FALANGA fu nominato commissario prefettizio al comune di Scafati il 4 settembre 1943, dopo che il “podestà” fascista ne era stato allontanato.

L’armistizio con gli Anglo-Americani (8 settembre 1943) non era ancora avvenuto, e perciò le truppe di invasione tedesche erano ancora considerate “alleate”.

Ma, diffidenza e sospetti, terrore per i bombardamenti aerei, smarrimento delle coscienze, miseria e fame facevano da catalizzatore di una situazione allucinante in cui viveva la popolazione.

La gente aveva esultato subito dopo il colpo di stato del 25 luglio, ma la gioia e la speranza che anche la guerra fosse finita sparirono dall’orizzonte appena ci si rese conto che l’arresto di Mussolini e la sostituzione del suo governo con un altro capeggiato dal maresciallo Badoglio non significava la fine della guerra né quella del fascismo inteso come strumento della grande borghesia capitalistica, detentrice del potere, per contrastare le lotte operaie e contadine verso un potere democratico e perciò socialista. D’altronde, non solo il fascismo, ma anche il nazismo ed il franchismo costituirono eguali strumenti contro i movimenti operai e popolari di tutto il mondo.

FU DUNQUE la “continuazione” della guerra, e del potere. Occorrevano perciò uomini “di rispetto”, ligi all’ordinamento costituito, e da conservare. A Scafati fu scelto appunto un uomo di rispetto quale si poteva considerare Aniello Falanga, avvocato civilista di chiara fama, proveniente dalla scuola di Emanuele Gianturco.

Agli antifascisti ed ai democratici furono riservate “la piazza” e le cospirazioni, con tutti i rischi e le conseguenze che tali manifestazioni comportano in tempo di guerra.

Per tutto il mese di settembre, cioè fino al girono 29 in cui le truppe angloamericane, ora “alleate”, attraversarono Scafati arrivando a Napoli ed oltre, la vita cittadina si svolse all’insegna del terrore dei bombardamenti aerei, delle atrocità e degli eroismi da prima linea, finché il giorno 28 le strade divennero campo di battaglia della lotta partigiana e delle operazioni belliche.

QUANDO SEPPELLIRONO I MORTI, la gente in paese già esultava per l’arrivo dei soldati “liberatori” e sui nostri visi, sbiaditi dalla denutrizione, le espressioni di gioia disegnavano una smorfia particolare: i soldati se ne resero ben conto e cercavano di aiutarci distribuendo dai loro camions gallette (“biscuits” dicevano), cioccolato e scatolame a chi tendeva le braccia al loro passaggio. Ci fu anche un episodio sconcertante che ebbe per protagonista uno di quei soldati, particolarmente ebbro chissà perché, il quale, mentre sul suo camion insieme agli altri attraversava la piazza dove adesso è ubicata la fermata degli autobus, si abbassò le brache e cominciò a urinare sulla folla che faceva ala e che dovette faticare molto per scansare le “abluzioni”.

Una degradazione morale faceva da contrappunto ad una economia distrutta, ad una quasi totale disoccupazione, mancanza di viveri, indumenti e servizi sociali.

In tale situazione imperversava il mercato nero a tutti i livelli. Il potere di acquisto dei salari era insignificante rispetto ai prezzi del “contrabbando”: al massimo ci poteva essere la disponibilità finanziaria per gli acquisti del razionamento (con le cosiddette “tessere annonarie”), ma i viveri del razionamento venivano erogati col contagocce.

Perciò l’assillo primario degli amministratori comunali, in quel periodo riguardava l’approvvigionamento dei viveri per la popolazione.

In tali frangenti dovette amministrare la cosa pubblica l’avv. Aniello Falanga. E non si trovò certamente a suo agio, essendo una persona timida, delicata, e perciò privo di una “grinta” necessaria a chi diventa una autorità senza potere effettivo.

TUTTO ERA PROGRAMMATO e attuato dal “Comando Militare delle Forze Alleate”: dall’approvvigionamento dei viveri fino alla emissione di cartamoneta (le famose AM-lire)2, cioè una sorta di mini-assegni a forma quadrata. Tanto che una volta, recandosi al “Comando” di Salerno per sollecitare maggiori erogazioni per la popolazione di Scafati, l’avv. Falanga, insieme ad una commissione comunale di assistenza, fu fermato ad un posto di blocco militare nei pressi di Cava dei Tirreni: testimoni dell’accaduto riferirono che, quando l’avv. Falanga cercò di qualificarsi come commissario prefettizio, e quindi autorità meritevole di lasciapassare, fu afferrato per il bavero della giacca da un militare e riaccompagnato in malo modo in macchina, e fu intimato all’autista e a tutti gli altri di tornarsene immediatamente a casa.

Col passare delle settimane e dei mesi, la vita cominciò a riprendere, zoppicante, ma ricca di volontà e caratterizzata da mille iniziative dell’arte di “arrangiarsi”.

L’allontanarsi della minaccia di bombardamenti aerei conseguente alla marcia liberatoria delle truppe alleate che, fino al fronte di Cassino fu relativamente rapida, e le notizie che da “Radio Londra” e “Radio Mosca” informavano gli Italiani che al Nord i comitati di Liberazione avevano organizzato la Resistenza, alimentarono nei cuori dei cittadini una possente ansia di libertà e di rinascita.

Anche l’attività del Comitato di Liberazione di Scafati, formato da rappresentanti di tutti i partiti democratici e antifascisti, contribuì a determinare tale risveglio.

LA MAGGIORANZA DEI cittadini fu affascinata dalle idee del socialismo e preferì aderire al partito socialista di Nenni e Saragat e al nuovo partito comunista di Togliatti (Ercoli). E quando quest’ultimo, nel mese di aprile o maggio del 1944, venne a Scafati a tenere un discorso nella “Sala Venezia”, una valanga di domande d’iscrizione al P.C.I. si riversò in pochi giorni sui tavoli della locale sezione, da cui dovevano essere trasmesse alla federazione provinciale per essere esaminate.

Tale realtà cittadina richiedeva in quel momento che alla guida del Comune ci fossero rappresentanti della sinistra. Perciò il 7 giugno 1944 l’avvocato Ludovico Sicignano fu nominato Sindaco al posto dell’avv. Aniello Falanga.

(In foto la copertina del libro e uno scatto dell’autore, a destra, insieme al presidente della BCC, a sinistra)

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