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L’antica città di Pompei continua a recuperare frammenti del suo passato, non solo attraverso gli scavi in corso, ma anche grazie a gesti di restituzione inaspettati. Nei giorni scorsi, il Parco Archeologico di Pompei ha ricevuto un pacchetto da Bolton, Regno Unito, contenente alcuni frammenti di intonaco rubati oltre 50 anni fa.
La consegna inattesa si inserisce in un fenomeno più ampio di restituzioni a Pompei, spesso attribuite alla cosiddetta “maledizione di Pompei”, una credenza popolare secondo cui chi trafuga reperti dal sito è colpito da sfortuna, spingendolo a restituire ciò che ha preso. Tuttavia, in questo specifico caso, la motivazione del mittente non è esplicitamente legata a tale “maledizione”.
Il pacchetto conteneva diversi pezzi, frammenti di intonaco, accompagnati da un biglietto che ne spiegava la provenienza. Il mittente ha rivelato che i frammenti erano stati trafugati negli anni ’70 da un suo zio e sono stati recentemente riscoperti nella soffitta di famiglia. Questo atto di restituzione, avvenuto decenni dopo il furto originale e a seguito di un ritrovamento casuale, evidenzia il valore che viene attribuito a questi reperti, anche dopo così tanto tempo.
Le autorità del Parco Archeologico riconoscono questi ritorni come un evento ricorrente, gestendo un processo dedicato alla catalogazione e, ove possibile, alla reintegrazione di queste “restituzioni spontanee”. Ogni pezzo che torna a Pompei, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal valore percepito, contribuisce agli sforzi continui per preservare e comprendere il ricco patrimonio dell’antica città.
L’incidente serve da potente promemoria dell’importanza di rispettare i siti storici e gli artefatti che contengono. Al di là delle motivazioni individuali, ogni restituzione rappresenta un tassello che ricompone la storia di Pompei, permettendone una fruizione sempre più completa e autentica.
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