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A cura di Guglielmo Formisano
[IN FOTO: S.S.C. REAL SCAFATI CALCIO A 5 1991/1992 (PROMOSSO IN SERIE C)
IN ALTO: QUOTIDIANO “ROMA” – ARTICOLO DEL 21/05/1992
IN BASSO, DA SINISTRA: CAROTENUTO, CAVALLARO, ACCARDI (CAPITANO),
PORPORA, MELLUSO, FIENGA (PORTIERE – PRESIDENTE)]
Il 1992 fu un anno importante per la storia d’Italia: lo scoppio di “Tangentopoli” e l’avvio dell’inchiesta giudiziaria “Mani pulite” (in cui si rivelò, in tutta la sua incurabilità, la crisi della partitocrazia), le stragi di stampo terroristico-mafioso di Capaci e di Via D’Amelio (nelle quali morirono i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), l’elezione del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (famoso per non aver firmato il “Decreto Conso”, Decreto Legge varato dal Governo Amato che depenalizzava il finanziamento illecito ai partiti) rendono l’idea della complessità di quel periodo. Anche Scafati viveva un momento particolare; le elezioni amministrative del 6 maggio 1990 avevano consolidato l’egemonia della Democrazia Cristiana la quale, con 14305 voti (57,25%), aveva ottenuto 25 consiglieri su 40, contro i 6 del Partito Socialista Italiano (3934 voti – 15,74%) e i 6 del Partito Comunista Italiano (3578 voti – 41,32%, sorpassato dal PSI) ma quel Consiglio comunale, che mostrava crepe evidenti, fu sciolto l’undici marzo del 1993 con Decreto dello stesso Oscar Luigi Scalfaro e fu affidato a una Commissione straordinaria fino al 4 dicembre 1994 (il 5 dicembre 1994 si insediò come Sindaco, primo a essere eletto direttamente dai cittadini, il Dott. Nicola Pesce).
Anche a livello sportivo le cose non sembravano volgere per il meglio; nel calcio fu Stefano Campanile, eroe dell’ultima giornata, a regalare la salvezza ai gialloblè con una rete spettacolare; nel Basket, si riuscì a evitare la retrocessione in D soltanto grazie a un ripescaggio in Serie C. L’unica nota veramente positiva fu offerta dagli atleti del “S.S.C. Real Scafati Calcio a 5” del Presidente Giuseppe Fienga e del capitano Vincenzo Accardi i quali, nell’ultima giornata della Campionato di Serie D, in un finale degno dei migliori thrillers di Alfred Hitchcock, riuscirono a conquistare la promozione in Serie C. Ci sono sportivi che sono in grado, contemporaneamente, di allargare e di fermare il tempo, di generare emozioni dove prima c’erano solo sensazioni: Johan Cruijff, che ha dipinto un calcio “totale” gioioso e anticonformista; Muhammad Alì che, volando come una farfalla e pungendo come un’ape, ha sferrato con la forza delle idee un gancio al mento dei pregiudizi e dell’ establishment segregazionista e militarista; “The Genius” John McEnroe che, con la sua classe cristallina e il suo tennis delicato, felpato e ad ampio respiro
(attimi di genio folgorante alla rabbiosa ricerca della perfezione), detiene ancora oggi il miglior bilancio annuale dell’era Open (82 vittorie e 3 sconfitte nel 1984); Stephen Curry, che ha cambiato il modo di giocare “sdoganando” il tiro da tre dalla distanza “infinita” come i grandi del passato avevano sdoganato la schiacciata, rendendolo un’arte; Ronaldo Luis Nazario de Lima “il Fenomeno”, che ha reso “romantici” i suoi gol con i suoi “elastici”, con i suoi “doppi passi” e con le sue occhiate perplesse ai guardalinee ai quali chiedeva il permesso prima di involarsi, più veloce di Speedy Gonzales, verso rete. In senso letterale, si definisce artista un creatore di opere dotate di valore estetico nei campi della cosiddetta “cultura alta”, come la pittura, la musica, l’architettura, la scultura, la moda, la scrittura, la fotografia, la recitazione.
Vincenzo Accardi era un artista nel campo e sul campo del calcetto, creava movimenti inimmaginabili nel campo reale, simili a ispirazioni jazz, ed elaborava schemi inattuabili per le persone comuni; con il suo “gesto della foca”, eseguito con uno stile personale, inimitabile e irriproducibile, era capace di palleggiare esclusivamente di testa percorrendo l’intera lunghezza del campo, tra gli sguardi increduli degli avversari e gli applausi e le ovazioni del pubblico, gratificato dalla carezza del destino che gli aveva consegnato un giorno da ricordare della sua squadra del cuore; con la sua rapidità di pensiero e con i suoi assist filtranti invitava a nozze i compagni di squadra; con le sue doti di tempismo e di scaltrezza, con la sua freddezza e il suo autocontrollo sotto porta era determinante nei momenti decisivi.
Tecnicamente e fisicamente, Accardi costituiva un ibrido, un mix tra Altobelli e Ibrahimovic, tra un gangster e un ballerino, in grado di sovvertire i codici e di disegnare danzando traiettorie eleganti ed efficaci, imprevedibili e trasgressive, proiettandole negli spazi infiniti del futuro e della nostra memoria. Quel gruppo del 1992 superò con spirito “corale” sfide e inciampi, ostacoli e contrattempi, lasciando in eredità l’indicazione etica secondo cui soltanto la “cura collettiva della bellezza” è la forma primaria per creare squadre virtuose. Nella gara conclusiva, all’inizio della ripresa, Accardi fece il suo ingresso in campo e realizzò la rete della vittoria, mettendo il suo autografo sulla promozione: fu lui l’uomo della storia, fu lui l’uomo chiave nei momenti decisivi.
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