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“Abbasc a funtan”, la storia della piazza Garibaldi

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Foto resa a colori da Pio Puglisi.

Piazza Garibaldi “abbasc a funtan” per gli scafatesi … chiamata così perché c’era una grande fontana per abbeverare i cavalli, oggi è ubicata il cavalcavia Prete.

Subito dopo la prima guerra mondiale si decise di far sorgere in quest’area un parco, il Parco della Rimembranza. Furono piantati tanti alberi quanti furono gli scafatesi morti in guerra e, ogni albero, aveva una targa a ricordare il nome del caduto, poiché, molto spesso, i caduti non facevano rientro al loro paese nativo neanche da morti o perché dispersi o perché sepolti in fosse comuni.  Ai familiari, quindi, non restava che un albero a ricordare il proprio figlio, nipote, fratello, marito e padre.

Il quartiere è tra i più antichi della città. La fontana che vediamo in foto era già presente nella piazza Fontana, come si chiamava all’epoca, prima del parco. Poi, nel secondo dopoguerra, la sorgente fu smontata e accantonata nella villa comunale, finché non se ne persero le tracce.

Successivamente, le cancellate di ferro furono tolte e sostitute con un muro traforato per effetto del disegno di legge del 3 aprile del 1940 per la «…raccolta delle cancellate di ferro e di altro metallo…», grazie al quale iniziarono presto a sparire non solo alcuni beni pubblici, tra cui gli ornamenti urbani e quelli di sicurezza, ma anche beni privati che caratterizzavano e, ancora oggi, caratterizzano le strade e le architetture delle nostre città.

Il parco era quasi sempre chiuso e veniva aperto in occasioni particolari, come feste del regime fascista: in quelle occasioni le scolaresche in divisa da balilla o piccole italiane venivano accompagnate al parco a rendere omaggio ai caduti… Grazie a ciò, in questi anni, abbiamo raccolto diverse testimonianze di bambini dell’epoca.

La piazza negli ‘50 cambiò completamente volto prendendo, poi, le fattezze odierne e perdendo gran parte del suo fascino e storia!

Ricordiamo l’Antica osteria de la reccia e l’Ufficio del Dazio presenti in piazza e, inoltre, poco distante c’era il Vecchio convento delle Pucelle.

Sebastiano Sabbatino

 

 

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