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Ultimi giorni a Scafati, il saluto di Don Giovanni alla comunità.

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Giovedì 27 ottobre, ore 19, presentazione del libro scritto da Don Giovanni e
Sabato 29 ottobre, ore 19, celebrazione della Messa e saluto alla comunità.
È l’ultima settimana a Scafati per Giovanni De Riggi alla guida della chiesa madre Santa Maria delle Vergini.

Ecco il suo messaggio, in esclusiva per noi.
“Cicciano mi ha generato, Scafati mi ha adottato.
Avevo appena 29 anni quando il vescovo di Nola, mons. Tramma, mi nominò parroco della Chiesa Madre di Scafati, Santa Maria delle Vergini. Solo quattro anni prima ero divenuto sacerdote sempre con lo stesso Vescovo.

Dopo i primi anni di specializzazione in storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma e una brevissima esperienza da vice parroco nella Collegiata di Marigliano, giunsi a Scafati come parroco.

Era il 18 gennaio del 1997, da allora sono trascorsi più di venticinque anni. Tanta acqua è passata sotto i ponti, sotto il ponte per la precisione. E questo è il titolo del libro che sarà pubblicato a fine ottobre in cui racconto l’esperienza di questi anni.

Provenivo da Cicciano, paese dell’agro nolano, completamente diverso per tradizioni, abitudini, usanze, rispetto a Scafati, non solo più grande ma anche più complessa. Iniziai a lavorare con grande fervore ed entusiasmo, due aspetti che ho sempre coltivato e custodito, perché sono convinto con non si può annunciare il vangelo senza entusiasmo, senza gioia.

Ho visto crescere due generazioni, se non tre. Ho incontrato tantissime persone con le quali si è instaurato un rapporto di amicizia, di grande fraternità, di cordiale condivisione. Ho raccolto lacrime e il dolore di tanti, ho ascoltato le confidenze più intime, ho camminato con una bella umanità di cui Scafati è ricca. Ho visto formarsi famiglie con i matrimoni di ragazzi cresciuti in parrocchia, come anche ho visto famiglie recuperare rapporti, relazione, superando difficoltà e ostacoli.

La parrocchia è divenuto segno per la città di Scafati che ho amato come mia. Sono legato alla mia terra, alla mia Cicciano, da cui provengo, perché avverto profondamente che non si possono tagliare le proprie radici: portiamo dentro il nostro passato e la nostra storia. Scafati, però, è la mia seconda patria, è la città che mi ha adottato quando mi sono state aperte le porte delle case, le porte dei cuori dei suoi cittadini, quando ho condiviso le sue gioie e i suoi drammi, quando mi sono state aperte le porte della sua monumentale chiesa madre in cui spicca in tutto il suo splendore la Madonna delle Vergini, la cui devozione è patrimonio culturale e radice storica di questa città.

Ho imparato a conoscere il territorio, le strade, i vicoli, il centro storico, la piazza, la villa. Quante cose sono cambiati in questi venticinque anni! Ho imparato da amare la città anche se ferita per lo stato in cui versa il fiume. Nel primo decennio della mia presenza, quando trascorrevo le intere estati in parrocchia, era giocoforza sopportare i miasmi emanati dal fiume accanto al quale sorge la spettacolare chiesa parrocchiale.

Mi dicevo: “non importa, resto qui, resto a Scafati come tutti gli altri, come i tanti che amano questa terra anche se ferita e violata”. Mi faceva dolore sentir parlare male, talvolta, di Scafati. Avvertivo dolore quando dovevo salutare i ragazzi che la lasciavano, che ci lasciavano, per andare a lavorare altrove, perché vedevo che la città diveniva sempre più povera; i poveri, infatti, non erano solo coloro che come caritas assistevamo né solo coloro che accoglievamo alla mensa parrocchiale aperta dal settembre del 2001.

Povera perché venivano meno le migliori energie, i ragazzi validi, il futuro con la presenza di famiglie sane e vitali.
Io ho lavorato in tutti questi venticinque anni e più senza mai fermarmi perché lo avvertito come esigenza, come bisogno di dare amore, affetto, di contribuire a creare una società più fraterna e giusta.

Sono sicuro che ciò è avvenuto perché, da quando ha dato l’annuncio del mio “trasferimento” a Cimitile, una processione di persone viene a testimoniarmi quotidianamente affetto, stima, gratitudine per il lavoro svolto, ma anche preoccupazione per lo stato in cui versa la nostra città.
Scafati, tuttavia, ha grandi potenzialità e ne sono fortemente convinto. Da parte mia sono felice di aver lavorato per il Vangelo di Cristo, per la Chiesa, per Scafati”

don Giovanni De Riggi, parroco.

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