
La nostra Scafati bella. Noi, che siamo i veri estimatori della città di Scafati, quelli che hanno raccolto le testimonianze dei vecchi saggi, che pensiamo a Scafati come un grande e bel paese agricolo dell’agro. Noi, che oggi lo confrontiamo con una città che non riconosciamo più. Il nostro sguardo si posa su di un ammasso amorfo, caotico, carico di palazzi anonimi, privi di uno stile architettonico, dove si possa riconoscere la mano dei costruttori dell’epoca, poco attenti al decoro del proprio territorio e badando solo al profitto speculativo.
La totale mancanza di lungimiranza di chi ci ha governato nel periodo tra gli anni settanta e gli anni novanta del secolo scorso, ha causato la completa trasformazione della nostra città, rendendola anonima, quasi brutta, un luogo dove anche i giovani che non l’hanno vista nel periodo più bello, avvertono le manchevolezze che essa oggi presenta. Certo, anche i cittadini di quell’epoca hanno le loro responsabilità, poche voci si elevarono contro il sacco edilizio dell’affarismo imprenditoriale e camorristico.
In quel periodo, infatti, la camorra si era già specializzata nell’attività edilizia ed era forte economicamente perché “vampira” sul flusso di denaro pubblico stanziato per la ricostruzione post terremoto del 1980.
Nessun amministratore pubblico di quel periodo nel corso degli anni ha ammesso le proprie colpe ,un “mea culpa” doveroso per rispetto della città e dei suoi contribuenti. E, pensare che c’è ancora chi pubblicamente rimpiange i “bei tempi andati”, evidentemente figlio beneficiario di quella malapolitica.
Pertanto, questa mia premessa, è utile per evidenziare che la prima a farne le spese fu la fiorente campagna scafatese, in quanto la città privata di terreno fertile fu trasformata in distese di cemento.
Tanto consumo del suolo per non produrre un ritorno in termini di economia e vivibilità, anzi, l’edificazione indiscriminata comportò un arretramento della nostra economia agricola che fino a quel periodo, insieme al settore manifatturiero, rappresentava una fonte di reddito sicuro per tante famiglie. Invece, la trasformazione del territorio emarginava l’agricoltura e vennero meno anche tante industrie del settore agroalimentare. Per non parlare di quelle industrie che esistevano solo perché foraggiate da contributi statali, ma prive di una prospettiva futura, dense di una diabolica progettualità, che contribuì ad indebolire l’agricoltura, anestetizzando i contadini col miraggio dello stipendio fisso, sradicando li dal proprio contesto rurale e da una propria identità, per trasformarli in operai.
Certo, questi sono argomenti che meriterebbero approfondimenti per riscrivere quel periodo storico, non edificante (in compenso si edificò tantissimo), della nostra Scafati per lasciare una memoria storica per le future generazioni di scafatesi, affinché non vengano commessi gli stessi errori.
Non serve bearsi delle belle pagine di storia cittadina, occorre invece, tener memoria degli errori del passato per comprendere le problematiche attuali e per progettare la Scafati del futuro,una città degna delle sue migliori tradizioni. Purtroppo, si discute poco di questo trascorso, forse perché ancora troppo vicino e perché alcuni protagonisti del recente passato sono ancora tra noi, oppure hanno lasciato discepoli che hanno beneficiato di quell’epoca e che ancora oggi influenzano la vita pubblica cittadina.
Che altro dire? Solo augurarci che i cittadini scafatesi possano uscire dallo stato passivo dei “lamentosi” a quello attivo dei propositivi. Bisogna scuotere le coscienze dei giovani e renderli portatori di idee nuove, per un reciproco confronto che sia anche uno scontro di idee, ma costruttivo.
Questa può essere la strada possibile da percorrere, che scuoti la città e che la riporti al centro degli interessi economici finanziari dell’agro-nocerino, proponendosi come capoluogo propulsore.
Per una rinascita di Scafati, è quindi necessario che i giovani scafatesi vengano coinvolti, incoraggiati ad interessarsi della cosa pubblica, perché soltanto una nuova classe dirigente capace concreta, può far tornare bella e prosperosa la nostra amata città.
Alberto Voccia