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Scafati. Una foto, una storia… Giovanni Chirico, scienza e fantascienza!

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Di Guglielmo Formisano

Chirico!, esclamava l’arbitro addetto all’identificazione. Giovanni, cinque!, rispondeva il giovane atleta voltandosi di spalle per mostrare il numero di maglia, mentre già cominciava ad avviarsi verso il campo per completare gli ultimi esercizi di riscaldamento pre-partita. Giovanni Chirico, classe 1948, scafatese DOC, è ancora un adolescente quando inizia a giocare nel settore giovanile del CUS, Circolo Universitario Scafatese, e già immagina e intende il basket come Lorenzo, il figlio del protagonista del romanzo di Walter Veltroni, La scoperta dell’alba: “Per Lorenzo il basket è diventato una ragione di vita. Gli piace l’idea che il tempo scorra all’indietro, che ognuno delle centinaia di tiri possa alla fine risultare decisivo, che tutto, a un secondo dello scadere dei quaranta minuti, possa cambiare. Come nella vita. Un gesto, un’idea, un errore, un’imprudenza possono sollevare o travolgere. Gli piace che sia un luogo di fantasia e organizzazione, che si possa volare e restare in aria prima di depositare la palla nella rete del canestro. Gli piace che siano decisivi i numeri, le percentuali, le statistiche. Si entusiasma a questo impasto di poesia e razionalità, di estro e contabilità, di schemi alla lavagna e di genialità pura. Gli piace il caos di un’azione che si ricompone nell’atto finale …”

E, in effetti, per la sua maniera di interpretare le gare, Giovanni impersona contemporaneamente
Dmitrij Ivanovič Mendeleev (inventore della tavola periodica degli elementi) e Ugo Foscolo, ereditando rigore e precisione dal primo, creatività e fantasia dal secondo; per il suo modo di giocare, si ispira ad Alessandro Riminucci, l’angelo biondo, 9 scudetti e 1 Coppa Campioni con la Simmenthal Milano, ma soprattutto 77 punti in una sola gara, realizzati il 3 maggio 1964, e anche a Michele Izzo, velocissimo nei cambi di direzione, una vita dedicata alla pallacanestro. Tranne che nell’anno 1964/65, in cui disputa il Campionato Juniores e quello di Prima Divisione con l’ITIS Antonio Pacinotti, Giovanni gioca per tutta la sua carriera nella Scafatese;
play-guardia, elegante e intelligente, non si stanca mai di inventare e di incantare; è, insomma, un imprevedibile prestigiatore, con il campo di gioco che diventa un luogo di intuizioni, sperimentazioni e innovazioni, alla continua ricerca dell’assoluto. A ognuno di noi Dio regala un dono; a Giovanni ha regalato quello di saper giocare a basket. Ottimo nel tiro da due (allora non esisteva il tiro da tre) e nel fornire assist, fa del terzo tempo in entrata il suo pezzo forte, con i piedi “elastici” che disorientano inesorabilmente gli avversari; dalla lunetta è pressocchè infallibile e, infatti, nella foto, lo vediamo realizzare un tiro libero sotto lo sguardo attento di Giovanni Saulle, sul campo in “mattonelle” della Villa Comunale, gremito, come avrebbe detto Sandro Ciotti, ai limiti della capienza. E’ perfettamente evidente il classico movimento di polso, che Giovanni apprende da Michele Castaldo, il quale, da allenatore, gli impone ore e ore di esercizi per svilupparne l’abilità alla torsione. Sullo sfondo, l’edificio scolastico “Emanuele Filiberto Savoia Aosta”, teatro delle nostre scuole elementari, successivamente demolito. Giovanni Chirico, amico e idolo della nostra infanzia, quando, in attesa di una speranza, non sapevamo ancora che sarebbero arrivati giorni gloriosi, vince il Campionato di Prima Divisione nel 1969/70 e, nel successivo Concentramento, disputato a Nocera, diventa Campione regionale, dopo aver schiacciato l’Ischia in semifinale e il Benevento in finale.

L’allenatore è Michele Castaldo, che gli lascia libera facoltà di esprimersi. E’ l’anno dei mondiali di calcio in Messico, con la sovrimpressione “Anotador scorer, 7, Jairzinho” che, apparendo in basso a sinistra sui teleschermi, fa svanire il sogno dell’Italia di diventare Campione del mondo. Nel 1971/72, insieme a Bino Gentile, Gigetto Paduano, Aldo Bufalo, Pasquale Alison, Franco Pagano e Giovanni Saulle, Giovanni conquista la Serie D, allora quarta categoria nazionale, giocando addirittura una partita sotto la neve. Nel 1973/74, sempre in Serie D, arriva una soffertissima salvezza; contro il Castellammare, a Scafati, a 5 secondi dalla fine e con un punto da recuperare, il nostro numero 5 tenta di risolvere l’incontro con la solita, micidiale, entrata; viene però raddoppiato e chiuso frontalmente per cui, per evitare lo sfondamento, fornisce, con un passaggio da dietro le spalle, un formidabile assist a Salvatore Bosco, il quale non ha difficoltà ad appoggiare a canestro e a insaccare. E’ il tripudio, con cinque minuti di applausi che si susseguono ininterrottamente: è uno dei momenti in cui lo sport regala “attimi infiniti” di intensità e di bellezza. Contemporaneamente, Cercola batte Cava; nella giornata successiva, lo Scafati passa a Cercola e guadagna il diritto di giocare, a Pozzuoli, lo spareggio contro Cava; l’allenatore è Giovanni Innocenti, ma il mattatore è ancora lui, e la salvezza è cosa fatta. A ognuno di noi Dio regala un dono; a Giovanni ha regalato la capacità di trasformare il quotidiano in sublime.

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