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Scafati. Intervista a Don Giovanni per i suoi 25 anni da parroco.

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Il 18 gennaio 2022 è il 25esimo anniversario dell’ingresso in parrocchia, come parroco, di don Giovanni De Riggi. Nel 1997, mons. Tramma lo nominò parroco della chiesa Santa Maria delle Vergini a Scafati.  Giovanissimo sacerdote, non ancora 30enne, da subito ha amato la comunità parrocchiale come la sua sposa.

Per l’occasione abbiamo deciso di porgli alcune domande, per ripercorrere la sua vita ed in particolare gli ultimi 25 anni a Scafati.

Giovanni De Riggi, è nato a Cicciano (NA) nel novembre del 1967 e lì ha vissuto la sua infanzia e l’adolescenza. È l’ottavo di nove figli e abitando vicino alla chiesa parrocchiale ha avuto modo di conoscere bene il parroco che lo ha, poi, accompagnato nel cammino di discernimento vocazionale. Frequenta la scuola media e poi il liceo classico nel Seminario di Nola e contemporaneamente riceve la formazione seminaristica per poi passare al Seminario Regionale di Napoli (Capodimonte) per la teologia e per la specializzazione in teologia dogmatica. Continua gli studi di specializzazione in Storia Ecclesiastica presso l’Università Gregoriana in Roma coi padri gesuiti. Dal 1996 insegna storia ecclesiastica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Nola.
Il 7 ottobre 1992 viene ordinato sacerdote e dopo una breve esperienza di vice parroco nella Chiesa Collegiata di Marigliano, Mons. Tramma lo nomina parroco a Scafati, S. Maria delle Vergini, il 18 gennaio 1997.

(Dopo la fotografia inizia l’intervista)

 

– Don Giovanni, sono trascorsi 25 anni dal suo ingresso in parrocchia, come parroco. Quali sono i ricordi indelebili di quei momenti?

Allora avevo solo 29 anni, ero giovanissimo. Il Vescovo riponeva in me grande fiducia e subito di dedicai al lavoro pastorale in parrocchia con una profonda convinzione: la comunità ecclesiale che mi era stata affidata doveva divenire per me la sposa da amare e con cui dover camminare.

 

– In questi anni ha incontrato ed interagito con tantissime persone. Chi porta maggiormente nel cuore?

Ho incontrato tantissime persone che per me sono volti, storie, gioie, dolori, sofferenze, speranze. Ho condiviso con tantissimi le loro vite, ho asciugato lacrime, ho partecipato alle loro gioie. Ci siamo profondamente voluti bene. Molti hanno collaborato con me, e tuttora, per l’annuncio del Vangelo: impegno fondamentale di tutti questi anni. La Chiesa esiste per una missione: annunziare il Vangelo e chiamare le persone a vivere la gioia della vita cristiana.

(L’intervista continua dopo la fotografia)

 

– La pandemia è solo l’ultimo momento difficile di un territorio spesso martoriato. Quali sono stati i momenti più difficili e quelli più soddisfacenti?

In questi anni ho avuto la fortuna di vedere crescere una generazione di ragazzi e giovani nati da genitori di cui ho benedetto il loro matrimonio. Sotto i miei occhi ho visto il miracolo di intere famiglie che, pur tra tante difficoltà, hanno vissuto il vangelo ed educato i figli alla fede. Ho visto lo sviluppo di associazioni e gruppi che hanno formato generazioni di ragazzi, giovani, adulti alla vita cristiana. E tutto ciò è chiaramente impegno sociale. La fede ha risvolti nella vita concreta. Contemporaneamente nasceva l’impegno caritativo come supporto a famiglie disagiate e anche come servizio di mensa. Nel settembre del 2001 nasce la mensa per i poveri, espressione della comunità parrocchiale tuttora operante. Un grande apporto è stato dato dalla signorina Anna Ferrara. Deceduta nel 2016, la Ferrara è stata per me come una madre e per la parrocchia e la città una donna intelligente, sensibile e attiva in campo sociale con una spiccata sensibilità verso i più deboli. 

(L’intervista continua dopo la fotografia)

 

– Dirige la chiesa madre, il punto di riferimento della città. Com’è cambiata Scafati in questi 25 anni?

La parrocchia di Santa Maria delle Vergini è al centro della città di Scafati e per certi aspetti si identifica con le sorti della stessa città. In questi 25 anni evidentemente la città è profondamente cambiata. Passata tutta quella generazione che avvertiva forte l’appartenenza, ora la città è abitata per lo più da tante persone provenienti dai paesi limitrofi che fanno fatica a integrarsi con l’insieme cittadino. Scafati è cresciuta di numero ma a volte si ha la sensazione che manchi ad essa un’anima. Neanche nell’impegno politico si nota un’integrazione con le persone che in questi anni hanno scelto Scafati come città in cui abitare. Coloro che si impegnano in politica sono espressione, talvolta, della Scafati passata e non rispecchiano quella attuale.

Ho visto il lento e inesorabile svuotarsi del centro storico. In atto già prima della mia venuta ora è sotto gli occhi di tutti. La chiusura di esercizi commerciali e di botteghe artigianali che hanno fatto la storia della nostra città dice la necessità di rilanciare un progetto per il centro storico, per il commercio in città, per il decoro della stessa. Un impegno per tenere desta l’attenzione sulla vita del fiume Sarno è necessario, come anche fare il possibile perché i giovani restino a Scafati. In tutti questi anni tantissimi hanno lasciato la città e non nascondo che tutte le volte che dovevo salutare i giovani che partivano era per me motivo di sofferenza.

 

– Quale messaggio vuole lasciare agli scafatesi?

La chiesa è il luogo della socializzazione, dell’incontro tra diverse generazioni e anche tra diversi ceti sociali. La parrocchia contribuisce a creare questo tessuto sociale. Ancora oggi è il punto di riferimento per tanti in cerca di ascolto, di accoglienza, di aiuto concreto, soprattutto in questo periodo in cui la pandemia ha creato disorientamento e paure. La parrocchia di santa Maria delle Vergini, popolare per natura, non elitaria, è sempre restata aperta per servire le persone nei loro bisogni materiali e nei loro desideri di ricerca di senso della vita.

Congratulandoci con Don Giovanni per questi primi 25 anni a Scafati, pubblichiamo di seguito il programma previsto per questo importante anniversario.

 

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