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Ambiente. Alberi tagliati in città: minaccia non solo per l’uomo.

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È di recente la notizia che in Italia ogni anno muoiono 10 mila persone per inquinamento da smog, guadagnando il primato per numero di morti per biossido di azoto fra gli Stati dell’Unione Europea.
E’ nota a tutti l’importanza che rivestono gli alberi per l’assorbimento dello smog, eppure assistiamo inermi nella nostra città al taglio degli alberi e o alle drastiche potature degli stessi senza nessuna protesta civile.
Tuttavia, fa notizia una persona che muore schiacciata da un albero caduto, la si ritiene una disgrazia, una fatalità, ma diecimila persone che muoiono per la cattiva qualità dell’aria, non sono diecimila disgrazie, ma una statistica e non fa notizia.
Secondo la Coldiretti in Italia ci sono appena 33,8 metri quadrati di verde urbano per abitante ed una spinta all’economia e all’occupazione la può dare un piano di riqualificazione alle aree pubbliche, spazi verdi attrezzati, parchi e giardini che migliorino la qualità dell’aria.
E’ risaputo che, la tutela della dignità della persona e della salute di tutti i cittadini, passa per la salvaguardia dell’ambiente, più volte l’abbiamo ribadito su queste pagine, ciò nonostante, la strage di alberi continua nel nostro territorio, basta guardare cosa accade agli alberi che negli anni perdono vitalità nella Villa Comunale, assistiamo a potature folli, capitozzate e tagliate.
Tale comportamento è dovuto essenzialmente alla mancanza di una certa sensibilità “green”, in primis delle figure professionali preposte alla tutela del verde pubblico, che molto spesso, non hanno una buona conoscenza della vegetazione autoctona e della politica che tutela il verde pubblico e privato e non di rado, antepongono alla base dei loro interventi solo il concetto che l’albero può essere un pericolo per la pubblica o privata incolumità o peggio che, la sua crescita può coprire un’insegna pubblicitaria di un negozio o la visuale da una finestra.
Infine, ci tocca sentire anche le lamentele sullo sporco che producono gli alberi con le loro foglie che cadendo si depositano su balconi e marciapiedi. Troppo spesso ci si dimentica che gli alberi sono in grado di modificare l’ambiente in cui viviamo, migliorando la qualità dell’aria.
Un albero, va seguito passo passo nella sua crescita con pratiche colturali atte a salvaguardare l’incolumità sia pubblica che privata.
È vero, gli alberi richiedono un investimento di soldi per la loro cura e manutenzione, ed è obbligo dei Comuni di prevedere in bilancio un capitolo ad hoc per il verde pubblico e non solo privilegiare sagre ed eventi che soddisfino le iniziative di amici e conoscenti. Quindi, maggiore attenzione alle risorse pubbliche, che vadano indirizzate verso il benessere della collettività, e che le buone prassi siano di buon esempio per le giovani generazioni, che stanno raccogliendo la nostra poca attenta eredità in materia di ambiente e sostenibilità.
Purtroppo, i danni prodotti all’ambiente sono oggi sotto gli occhi di tutti e la maggior parte delle persone è consapevole dei danni alla salute derivati dall’inquinamento da smog. Vi è quindi una nuova consapevolezza che la natura salvifica degli alberi è una delle soluzioni più semplici a cui possiamo e dobbiamo affidarci per arginare in parte il problema dell’inquinamento.
E’ quindi necessario, per i nostri territori cogliere tutte le opportunità che provengono da questa nuova politica green, intercettando i fondi stanziati dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza – Pnrr ( 330 milioni di euro) per la forestazione urbana, che consentano di piantare alberi attraverso la tutela del aree versi esistenti ( leggi Villa Comunale) e la creazioni di nuove ( leggi aree comunale abbandonate), anche a fine di preservare e valorizzare la funzionalità ecologica e degli ecosistemi. Purtroppo, al punto in cui siamo giunti, è d’obbligo fare inversione di marcia, per poter consegnare ai nostri figli un territorio più sano e vivibile.

Alberto Voccia

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