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Ambiente. La nuova moda social: “Il Guru Ambientalista”.

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Considerando l’attuale panorama mediatico, è un dato di fatto che la materia ambientale campeggi facilmente sui social, che sia tra quelle che fa notizia, occupando nella scala dei valori delle persone il podio, almeno un terzo posto.
Questo è certamente positivo, poco importa che sia reale o solo una tendenza.

Ma perché, tra le tematiche sociali, l’ambiente è quello che più coinvolge i cittadini? In primis perché sentito e percepito in quanto ambiente compromesso, in grado di minare la salute persino delle generazioni a venire. Ed è così che possiamo dare senso al titolo di questo articolo: purtroppo, anche quando si parla di ambiente, c’è chi preferisce fare leva sul fondo emotivo, sui sentimenti immediati, sul subconscio dell’auditorium, usando argomenti frivoli, privi di competenza scientifica o di esperienze professionali in merito, con la sicurezza di ottenere approvazione sociale e consenso.

E’ vero anche che molti sedicenti divulgatori affrontano queste tematiche con demagogia, talvolta incoerente, al solo fine di assecondare le masse. E si qualificano pure come ambientalisti, abusus non tollit usum.
In realtà, potremmo forse rinominarli pseudoambientalisti, capaci solo di recare tanti danni alla tranquillità della vita sociale e allo sviluppo economico.
Parlare alla pancia della gente si può definire lo sport preferito dai media negli ultimi anni. Una cosa che fanno tanto i personaggi pubblici e i politici, quanto i semplici cittadini. Non vi è dubbio che risulti più facile rivolgersi agli impulsi, invece che al cervello; del resto, è difficile convincere il raziocinio, anche quando si tratta di quello di persone ritenute incolte.

Ora, è bene sapere che non si tratta di una realtà distante dalla nostra: tutto ciò avviene anche in ambito locale, in quanto le problematiche ambientali che attanagliano la nostra città e il nostro fiume sono l’argomento principe di alcuni gruppi, in particolare di quelli presenti su Facebook. Quivi i cittadini espongono le loro lecite lamentele, segnalando le criticità nel sistema di controllo del territorio, nella speranza che il problema evidenziato venga risolto o quantomeno accolto dalle istituzioni.
In questo contesto si inserisce così “il guru mediatico”, il tuttologo dell’ambiente che si incunea nella bontà degli argomenti, con affermazioni esenti da qualsiasi valenza scientifica, in cui traspare solo livore nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni. Trattasi di dichiarazioni fatte in modo subdolo e tendenzioso, che mal celano quella faziosità derivante da una certa cultura politica. Questi personaggi, in breve tempo, riescono a diventare infine dei “guru ambientalisti” con la capacità di aizzare la compagine che frequenta i social, avvalendosi spesso, a conforto delle proprie argomentazioni, delle “fake news” che girano in rete.

Su Internet, unicum media per la comunicazione di massa (appunto), proliferano questi maestri intellettuali, i quali sfruttano il mezzo trasformandosi in piazzisti di prima categoria, agitatori di folle – sia mai – in chiave moderna. Sono provetti “Masaniello” dei nostri tempi, pronti ad aizzare il popolo della rete contro qualcuno, un qualcuno di turno, per intenderci, spesso identificato in un rappresentante delle istituzioni, in un politico o in una personalità emergente del contesto sociale cittadino.

Bisogna ammetterlo, questi infernali mezzi moderni nascono da ideali egualitari e paritari, poiché a tutti è permesso di esprimersi in tempo reale su una vasta gamma di argomenti, senza distinzioni di sesso, di razza e di religione, per dirlo democraticamente. Ma il lato oscuro dei social è presto rivelato: è quello che dà voce a chi ritiene di avere il diritto d’imporre e dà vigor di legge a luoghi comuni da bar.
Una volta non era così: i “personaggetti” – neologismo a noi campani tanto caro – erano considerati dei semplici mattatori, tuttologi, che intrattenevano con il loro ciarlare i frequentatori dei circoletti dopo un buon bicchiere di vino. Ora ce li troviamo ovunque.
Ovunque. E gli si crede pure.

Se è pur vero anche che i social danno la possibilità di avere una certa notorietà, sfruttata oltremodo da chi è in cerca di affermazione politica, essa in molti casi risulterà solo effimera perché costruita sulla pochezza di idee inconsistenti, che utilizzano argomentazioni più o meno manipolate e manipolatorie.

Tornando a noi: i nostri cittadini, attraverso i social, manifestano il loro disagio dovuto all’inquinamento del fiume Sarno, chiedendo soluzioni che purtroppo appaiono ancora lontane. Ebbene, anche su questo argomento specifico sono scesi in campo i personaggetti, i guri ambientalisti locali, che nella ricerca del consenso hanno strumentalizzato ciò che era già evidente: un profondo disagio. Che sventolino accuse sul colorito marrone del fiume, sullo sgradevole odore che emana unitamente ai suoi canali, non è ciò che serve. Qual è l’origine dell’inquinamento che da anni attanaglia la città minando la salute soprattutto nel periodo estivo? Non è dato sapersi, i tuttologi non ne fanno cenno. L’importante è sventolare.
A far chiarezza sull’argomento è intervenuta un’inchiesta televisiva del servizio pubblico, andata in onda all’inizio di questo autunno, per buona pace del “Guru ambientalista”.

Alberto Voccia

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