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Si tratta di un fondo che si trova alle spalle della parrocchia San Francesco di Paola, e messo a disposizione dall’ingegnere Domenico Cuomo. Circa 3 mila metri quadrati che diventeranno presto un giardino urbano in memoria di Jhonny Cirillo, il ragazzo scafatese suicida meno di un anno fa, mentre si trovava nel penitenziario di Fuorni.
E la sfida parte proprio da lì. Perché a prendersi cura del nuovo giardino saranno gli imputati che hanno diritto ad una pena alternativa, la cosiddetta “messa alla prova”.
Nel corso di un procedimento penale, per reati non gravi, infatti, l’imputato può chiedere che il processo venga sospeso con l’impegno di iniziare un percorso, stabilito di concerto con l’Ufficio dell’Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E), che consiste principalmente nell’esecuzione di lavori di pubblica utilità.
In questo caso la “messa alla prova” avverrà a Scafati, sotto la guida di Don Peppino De Luca, e prendendosi cura del nuovo giardino urbano.
Dopo aver stabilito la colpevolezza dell’imputato, se ci sono i requisiti necessari e se la pena da scontare è inferiore ad una certa soglia, egli può chiedere l’accesso ad un percorso alternativo al carcere. Si tratta di una possibilità di ultimare il tempo della pena all’esterno, data a coloro che ne hanno già scontata una parte in carcere.
La parrocchia San Francesco di Paola, da diversi anni, accoglie persone, giovani e meno giovani, per svolgere questo tipo di percorso alternativo, così come il tribunale dei minori ha affidato i percorsi di reintegro sociale di alcuni ragazzi.
Queste le parole emozionate di Don Peppino De Luca:
“Nel ricordo di Giovanni Cirillo, il nostro “Jhonny”, inauguriamo un nuovo progetto per l’affidamento ai servizi sociali e per la messa alla prova: un giardino urbano su un fondo di più di tremila metri quadri messi a disposizione dall’ingegnere Domenico Cuomo e dalla sua famiglia. Sarà un giardino, uno spazio aperto alla città, dedicato agli uomini e alle donne che hanno voglia di ricominciare la propria vita. Vi racconteremo la voglia di vivere di Giovanni, spenta troppo presto da quel mostro che si portava dentro. Cercheremo di dare ad altri una possibilità a lui negata. Con i colori della nostra terra, proveremo a raccontare le storie belle che ha incrociato, le lacrime ma soprattutto i sorrisi che ha acceso. La nostra comunità, con l’associazione “Emmaus” si sente chiamata a prendersi cura di questo giardino come un luogo in cui creare relazioni, crescere e confrontarsi. Un giardino che diventerà un nuovo punto di vista da cui guardare il mondo”.
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