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Paestum al tempo del covid

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Paestum, una tersa mattina di fine autunno. Grande tristezza. Camminare per quei viali, sempre pieni di turisti da tutto il mondo e trovarli desolatamente vuoti, mette tanta tristezza. Paestum è uno dei siti archeologici più visitati d’Italia, una delle città delle magna Grecia meglio preservate dallo scorrere del tempo e ogni anno accorrono oltre 400mila visitatori all’anno per ammirare i maestosi templi, le mura perfettamente conservate e il museo così ricco di reperti. Ma la pandemia da Covid è riuscita a fermare tutto questo. Un danno di migliaia di euro per le casse del Parco archeologico la cui gestione comporta un esborso di decine di migliaia di euro all’anno di gestione. Un danno economico enorme anche per tutte le attività commerciali sorte nelle sue immediate vicinanze e che vivono grazie agli afflussi turistici, che pur se in alcuni periodi raggiungono picchi vertiginosi, sono costanti tutto l’anno. Chiusi i negozi di souvenir, chiusa una famosa gelateria e i wine bar in cui a tutte le ore si era soliti vedere stranieri consumare un pasto felici. I pochi bar aperti si limitano a somministrare qualche caffè d’asporto ai pochissimi clienti, quasi tutti operai impiegati in alcuni lavori di ristrutturazione sia dentro l’area archeologica, sia fuori.  “Siamo profondamente preoccupati per il nostro futuro-ci racconta un impiegato a riposo di uno dei ristoranti della zona- oggi siamo in cassa integrazione ma prendiamo poco e non abbiamo certezze su quando riapriremo, ma soprattutto se una volta aperti, le personce torneranno a sedersi subito alle nostre tavole. E per chi pensasse che le attività di somministrazione della zona, hanno una offerta squisitamente turistica, si sappia che il bar Museo propone uno dei migliori gelati, degustabili nella provincia sud di Salerno, mentre nel bar-pasticceria-ristorante Domus Clelia c’è il maestro pasticciere Maurizio Cerri, che ha tutti i numeri per far parlare di sé in futuro in importanti contesti dell’arte pasticcera. Vedere tutte queste realtà chiuse, mentre le foglie trasportate dal vento si accalcano davanti, bè è uno spettacolo triste, di una stagione già triste come l’autunno. Speriamo passi presto.

Marco Contursi

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